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Juventus – Inter

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Dopo la partita di andata, in cui volarono molti calci, ma un po’ meno calcio, l’allenatore dell’Inter disse che la Juve, distante ben 8 punti in classifica, era ancora pienamente in corsa per lo scudetto.

Mancini non sapeva, però, che la profezia avrebbe avuto un risvolto negativo per la sua squadra: adesso è l’Inter a inseguire, con ben 10 punti di distacco, e addirittura obiettivi divergenti.

La teoria della splendida difesa nerazzurra che avrebbe consentito di vincere lo scudetto all’Inter è stata smentita dai fatti e soppiantata dalla tremenda efficacia difensiva bianconera, che proprio grazie a questa specialità potrebbe davvero conquistare il tricolore.

Uomo vs computer

In campo si sfidano due idee di calcio molto simili (“le difese vincono i campionati”), ma principi di gioco diversi: forza del sistema vs qualità degli individui.

Da quella partita di San Siro, la Juventus ha subito solo 7 gol in 18 partite: un dato che rende la porta di Buffon quasi un’oasi nel deserto, con gli attaccanti avversari a chiedersi se non si tratti piuttosto di un miraggio. La fase difensiva della Juve è come uno gnomone: se sbaglia l’orario, significa che c’è l’ora legale. Sia a tre, con la totale copertura della profondità e degli spazi, unita al rombo di inizio azione per far uscire il pallone dalla trequarti; sia a quattro, come da qualche tempo è costretta, a causa di infortuni vari.

La solitudine di Buffon in area di rigore.

In effetti, da Buffon, ci arrivano in pochi: la Juve è la squadra italiana che concede meno tiri verso lo specchio (circa 8 a partita) ed è terza in Europa dietro Bayern e Borussia; il portiere della Nazionale compie circa la metà delle parate del collega nerazzurro, che invece di lavoro ne ha parecchio.

Proprio allo splendido stato di forma di Handanovič si è dovuto quel prolungato equivoco sulla fase difensiva dell’Inter, che non è mai stata granché, anche nei momenti migliori, se vista come un processo di sistema, in cui ognuno sa cosa fare. La solidità difensiva dell’Inter si basa sugli individui e la loro capacità di interpretare al meglio ogni situazione. La coppia Miranda-Murillo, in forma da Copa América Centenario, ogni tanto, inevitabilmente, può sbagliare: humans after all. Ancor di più, possono sbagliare quelli davanti a loro, che a volte perdono compattezza o non sanno bene che strategia scegliere.

La saga da scacchi

Il posticipo di Torino è ormai la terza sfida stagionale tra Juve e Inter (e la quarta arriva pochi giorni dopo, con il ritorno di Coppa Italia), e i bianconeri non hanno ancora subito gol: come può riuscire Mancini a colpire?

Intanto deve scegliere bene il piano gara: nella sfida giocata proprio un mese fa a Torino in Coppa Italia, l’Inter ha basculato tra la passiva attesa nella propria metà campo e un pressing disorganizzato sull’inizio azione avversario.

In generale, nessuna delle due squadre vuole davvero dominare il pallone: la Juve però ho meccanismi e fonti di gioco in grado di elaborare una manovra offensiva di qualità. L’ampiezza garantita da Cuadrado, ad esempio, e la sua capacità di creare superiorità numerica; il senso della posizione e della linearità di gioco di Marchisio (che però salterà la gara per infortunio); l’improvvisazione sulla trequarti di Pogba, unita magari alla fantasia creativa di Dybala che si abbassa per creare una giocata associativa.

Nell’ultimo incontro le accelerazioni palla al piede di Cuadrado sono state decisive.

L’Inter, invece, priva di Brozović, probabilmente si affiderà per l’ennesima volta al doble pivote, o meglio doppia diga composta da due tra Melo, Medel e Kondogbia. La qualità quindi dovrà esserci almeno sugli esterni, o in avanti: Mancini può scegliere tra giocare una partita di transizioni veloci con Biabiany ed Éder, con Jovetić falso nove ad aprire e illuminare gli spazi; o magari una sorta di 4-2-4 da Olimpiadi, con Biabiany, Éder, Perišić e Icardi tutti all’attacco dello spazio contro la difesa della Juve.

Il vero insegnamento della Juventus a tutte le altre squadre è che in fondo, in un campionato, un destino non è mai scritto fino all’ultima giornata: l’Inter può ancora trovare delle armi nuove per migliorare la qualità o almeno l’efficacia del suo gioco, per competere appieno in questa volata finale; oppure può di nuovo arrendersi al monolite bianconero, che sembra quasi una rolling stone che travolge lentamente tutta la Serie A.


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