Fabrizio Caligara è, insieme a Moise Kean, la stella della Juventus Primavera, se veramente vogliamo utilizzare la parola “stella” per fare riferimento a un ragazzo di nemmeno 17 anni. Lo è diventato perché gioca titolare pur essendo sotto età e soprattutto da quando Allegri in conferenza stampa a ottobre si è fatto scappare che Caligara, quel ragazzo del 2000, “ha qualità”.
Inquadrare la qualità di Caligara, definirla con l’aiuto delle parole, non è facile. Il giovane novarese non ha un talento o una fisicità tale da distinguerlo immediatamente tra 22 ragazzini, come succede per Kean. Bisogna cercare il suo numero tra le maglie della Juventus, il suo metro e ottanta distribuito su un fisico magro e asciutto tra le righe bianche e nere.
Un fisico simile non gli permette di imporsi molto in mezzo al campo, nonostante un ottimo spunto sui primi passi. Il baricentro non bassissimo non gli permette di essere molto veloce nel lungo e questo vuol dire che più si avvicina alla porta avversaria più fa fatica a essere incisivo, a divincolarsi nella maggiore densità di maglie.
Questo, unito a una propensione a muoversi senza palla per attaccare gli spazi ancora decisamente embrionale, mina l’assunto alla base del suo utilizzo nella Juventus Primavera come mezzala. Anche tecnicamente, Caligara preferisce giocare faccia alla porta utilizzando il suo sinistro come una fionda per lanciare i propri compagni nel gioco lungo più che associarsi nella trequarti avversaria nel breve.
Sinistro che Caligara sembra poter utilizzare molto bene anche tirando dalla distanza, come ha dimostrato nella partita di Youth League di quest’anno contro il Lione.
Un suo utilizzo come mediano in un centrocampo a due sembra ulteriormente confermato dal fatto che Caligara è più in difficoltà ad aggredire gli avversari in avanti, prendendo loro il tempo alle spalle, mentre ha un’ottima tecnica in scivolata, che già utilizza per compensare la differenza di velocità che a volte lo penalizza con gli avversari. Il gioco spalle alla porta è ancora istintivo, è vero, ma per quello forse c’è ancora tempo.
L’aggressività nel recupero del pallone, unita alla pulizia e alla sensibilità del suo sinistro, è ciò che per adesso distingue Caligara nel calcio isterico e confuso delle giovanili. Ma più si salirà di età, e quindi anche di fisicità e di ordine nei sistemi di gioco, più queste qualità verranno a diluirsi.
Per rimanere una stella, o almeno per sopravvivere, Caligara dovrà dimostrare di avere margini di miglioramento anche in altri ambiti, che per adesso rimangono solo delle incognite: la visione di gioco, la comprensione dei movimenti senza palla, la gestione dei ritmi, la qualità nelle scelte.
Essere giovani è un merito valido solo in Primavera. È meglio capire subito i propri limiti, se si vogliono superarli. La strada sarà lunga e difficile.