Sono diversi i punti di contatto tra Torino e Atalanta: il gioco verticale; la fase di non possesso intensa e aggressiva; la presenza di un centravanti fisicamente molto forte (Belotti da una parte, Petagna dall’altra) che è un riferimento costante per far avanzare la manovra; la libertà concessa al giocatore di maggiore talento (Ljajic per i granata, Gómez per i nerazzurri) di esprimere la propria creatività senza troppi vincoli. Pur partendo da princìpi simili, la loro manovra si sviluppa ovviamente in maniera diversa: ho provato a cogliere l’essenza del loro gioco in queste due azioni.
Come attacca l’Atalanta
La fase offensiva dell’Atalanta si sviluppa in maniera privilegiata sui quadrilateri di fascia disegnati in campo a prescindere dal modulo scelto da Gian Piero Gasperini. Durante la progressione nelle zone laterali è frequente il movimento “a scappare” del vertice più avanzato, a dare profondità o in alternativa a creare spazi per l’avanzamento dei compagni. Nell’azione del secondo gol al Chievo accade proprio questo: Gómez finta di muoversi incontro, poi si alza e tiene occupato Dainelli restando in una posizione leggermente accentrata, creando così il corridoio in cui può infilarsi Spinazzola. Dainelli è costretto a seguire l’esterno nerazzurro e a oscurarne il possibile tentativo di cross: alle sue spalle, però, Gómez è libero di ricevere, Spinazzola lo vede e il “Papu” spiazza comodamente Sorrentino dal dischetto del rigore.
Come attacca il Toro
Anche la manovra del Torino prevede l’uscita sulle fasce attraverso una serie di giocate codificate, specie se viene pressato alto come nell’azione qui sopra dalla partita contro il Milan: l’esterno d’attacco si muove incontro sulla verticale del terzino, il centravanti si allarga nella zona della palla per garantire la progressione della manovra. In questo caso Iago Falque lascia scorrere il pallone verso Belotti, che anticipa Romagnoli e poi attende che Benassi sia abbastanza vicino per passargli il pallone: il costante sostegno delle mezzali, così come i movimenti ad accentrarsi degli esterni offensivi, sono fondamentali per dare ai granata la possibilità di tornare al centro del campo e ampliare le possibilità di attacco. Ljajic attende la sovrapposizione di Barreca e lo serve sulla corsa nell’area di rigore del Milan: il cross è però troppo arretrato rispetto alla posizione di Belotti e dà a Romagnoli la possibilità di respingere il colpo di testa.
Toro e Atalanta hanno princìpi comuni, numeri simili nelle statistiche del possesso palla, della precisione nei passaggi e dei tiri in porta, ma hanno avuto finora un rendimento diverso, testimoniato dagli 8 punti che separano i granata dai nerazzurri. Il Toro ha maggiore qualità, l’Atalanta riesce invece a mantenere con maggiore costanza i ritmi necessari a sostenere le idee del proprio allenatore. Due modi diversi di marcare la differenza con l’avversario, che probabilmente decideranno l’esito della partita.