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Petagna ha cominciato a segnare

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Ha segnato tre reti in quattro partite, le ultime due valse sei dei nove punti dell’Atalanta, salvando la traballante panchina di Gasperini, che gli affidato l’attacco mettendo da parte Pinilla e soprattutto Paloschi, pagato quest’estate ben 6 milioni di euro. Andrea Petagna, fresco di esordio in Under-21, è l’uomo del momento in terra bergamasca. E pensare che qualche tempo fa non riusciva a trovare squadra, tanto da meditare di smettere con il calcio giocato.

Il gol da tre punti segnato al Napoli.

L’esordio in Champions League con il Milan a 17 anni, addirittura la nomina a vice-Balotelli da parte di Galliani in persona: il timido Petagna (così si è autodefinito) arriva alla Sampdoria con la fama di ’95 tra i migliori in Europa, ma soffre enormemente le immotivate pressioni di cui viene caricato. Raccoglie appena 75 minuti in A con la maglia della squadra blucerchiata, che lo rispedisce alla Primavera del Milan, dove finisce nel dimenticatoio, come un fallito progetto di campione, uno dei tanti giovani “bruciati” prima del tempo.

Il club rossonero lo presta prima al Latina, poi al Vicenza, dove finalmente segna il suo primo gol tra i professionisti, che rimane anche l’ultimo per molto tempo. Nessuno vuole un attaccante che non segna e il Milan non vuole prestarlo sotto la B. Petagna non ha richieste, ma dopo due mesi di angoscia arriva la chiamata dell’Ascoli, appena ripescato in Serie B. Grazie anche al suo mental coach, l’attaccante triestino riguadagna fiducia nei propri mezzi e segna 7 reti in 32 presenze. Le buone prestazioni attirano l’interesse dell’Atalanta, la squadra che lo avrebbe già preso a 14 anni se il Milan non si fosse intromesso. La società “orobica” lo acquista già a gennaio, ma lo lascia ad Ascoli fino a fine stagione. Quest’anno Gasperini e il club gli hanno dato la fiducia di cui aveva bisogno e Petagna si è fatto trovare pronto.

L’imponente stazza del numero 29 dell’Atalanta lo rende immediatamente identificabile sul terreno di gioco, ma con lui crolla il cliché dell’attaccante boa alto e sgraziato che interviene solo sui palloni aerei. Petagna è l’attaccante ideale per far salire la squadra: è bravo a smarcarsi per ricevere palla a centrocampo e sa perfettamente come usare il fisico per difenderla e permettere ai compagni di guadagnare campo. Ha però un sinistro educato, di quelli rari per un giocatore di 1,90, con cui accarezza la palla con un grazia inaspettata e serve i compagni con passaggi semplici, ma sempre puliti (finora ha completato l’86,2% dei suoi passaggi).

All’Ascoli, e questo è un aspetto del suo gioco che non è ancora propriamente emerso nei suoi primi 180 minuti con l’Atalanta, si era messo in luce anche per la qualità e la visione con cui riusciva a servire i compagni.

Petagna difende palla e poi serve Cacia con un assist al bacio, degno del suo idolo Ibrahimovic.

Oltre a una buona tecnica individuale, dispone di una ragguardevole accelerazione che lo rende difficile da fermare quando corre fronte alla porta. Insomma Petagna avrebbe le doti della prima punta moderna, ma finora gli sono mancati i gol. I suoi movimenti di supporto al portatore di palla lo allontanano dall’area di rigore, tanto che finora ha calciato solo quattro volte in campionato, segnando tutti e tre i suoi tiri in porta.

180 minuti sono pochi per dire come procederà la sua stagione, ma Gasperini ha già valorizzato una lunga serie di attaccanti: a 21 anni, Petagna potrebbe aver trovato l’ambiente e l’allenatore ideale per esprimere il proprio potenziale.


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