La rivalità tra Napoli e Juventus è anche questione di mentalità e princìpi di gioco, riassumibile in due semplici dati: da una parte l’attacco azzurro, il migliore del campionato (68 gol), dall’altra la difesa bianconera, la migliore del campionato (19 gol subiti). In entrambi i precedenti stagionali la difesa ha battuto l’attacco e sebbene il Napoli sia riuscito a risalire piuttosto agevolmente il campo, utilizzando tutti gli strumenti studiati per far uscire il pallone dalla difesa in maniera pulita, ha sempre avuto difficoltà a tradurre il vantaggio territoriale in occasioni da gol e tiri in porta. Quali soluzioni ha la squadra di Maurizio Sarri per ribaltare la situazione e trovare il modo di sorprendere la difesa juventina?
1. Classico: da Insigne a Callejón
Nelle due partite giocate in stagione allo Juventus Stadium, il Napoli ha segnato due gol praticamente identici: assist di Insigne per il taglio sul secondo palo di Callejón. Non è una grande scoperta: l’intesa che lega Insigne e Callejón è l’innesco della rifinitura di maggior successo del Napoli. Tutti la conoscono, in pochissimi riescono a limitarla. È una giocata eseguita talmente bene che nemmeno una difesa esperta e attenta come quella della Juve è riuscita a fermarla, nonostante in entrambe le partite giocate contro gli azzurri Allegri abbia mandato in campo Barzagli, Bonucci e Chiellini. Nemmeno la linea ibrida schierata in Coppa Italia (in realtà a 4, ma con uscite aggressive tipiche della difesa a 3) è servita a impedire la ricezione tra le linee di Insigne: dovesse incrociarsi con uno tra Lichtsteiner e Dani Alves, meno bravi in marcatura rispetto a Barzagli, il napoletano potrebbe avere ancora più spazio per dare il via alla solita combinazione.
2. Da manuale: Mertens dietro il centrocampo
La partita di Dries Mertens nella gara d’andata in campionato, una delle prime giocate dal belga nel ruolo di centravanti, aveva fatto sorgere più dubbi che certezze sul suo rendimento da numero 9. Un girone dopo, lo spostamento di Mertens al centro dell’attacco si è rivelato invece una delle chiavi della grande produzione offensiva napoletana. Per non scomparire, il belga dovrà muoversi il più possibile lontano dalla linea difensiva juventina e farsi trovare alle spalle del centrocampo, approfittando della naturale attrazione dei mediani bianconeri verso le mezzali azzurre: muoversi in pratica come insegna il manuale del falso nove, staccandosi dai difensori e creando spazi da far attaccare ai compagni. La frequenza con cui riuscirà a smarcarsi e innescare combinazioni simili a quella che ha portato al gol di Insigne al Santiago Bernabéu avranno un ruolo decisivo nel definire la pericolosità del Napoli negli ultimi 30 metri.
3. A sorpresa: gli inserimenti di Hamsík
Marek Hamsík non segnava almeno 10 gol in campionato dalla stagione 2012/13 e con altre nove partite da giocare potrebbe battere il record personale di 12 reti. Merito soprattutto del livello di intesa raggiunto con Ghoulam e Insigne, con cui forma una delle catene più efficaci e pericolose d’Europa. La rara intelligenza con cui lo slovacco è in grado di approfittare dei buchi nello schieramento avversario aperti dai compagni è tornata a essere una delle principali minacce offensive del Napoli. Nel primo gol segnato al Bologna, ad esempio, Hamsík sfrutta gli spazi creati da Ghoulam e Insigne, seguiti a uomo dai rispettivi marcatori, (Rizzo e Torosidis) per trovarsi da solo sul secondo palo. I suoi inserimenti profondi o arrivando da dietro quando il Napoli risale il campo sulle fasce, per loro natura molto difficili da seguire, potrebbero essere la mossa che più di tutte sorprende lo schieramento difensivo della Juve.