Stasera Liverpool e Siviglia scendono in campo a Basilea per mettere le mani sull’Europa League e tra i pochi giocatori davvero sicuri di una maglia da titolare ci sono Kevin Gameiro e Adam Lallana.
Gameiro e Lallana hanno poco in comune, a parte l’epica degli eroi inaspettati, quella di Frodo Baggins o Harry Potter per intenderci, la stessa che ha fatto loro recitare ruoli di comparsa fino al momento in cui si sono ritrovati quasi per caso in una situazione più grande di loro. Perché, davvero, chi se lo sarebbe mai aspettato che i due giocatori chiave di una finale europea potrebbero essere loro?
Solo a inizio anno una domanda del genere non avrebbe avuto alcun senso. Adam Lallana veniva dalla stagione dello scontento del Liverpool, la 2014/15, l’anno uno dopo lo scivolone di Gerrard, con una price tag attaccata addosso da circa 30 milioni di euro.
Era cresciuto al Southampton nell’illusorio orizzonte del predestinato e ad Anfield era considerato uno dei tanti irreparabili acquisti sbagliati dell’era Rodgers, sostituito continuamente a metà del secondo tempo per un atletismo apparentemente non all’altezza degli standard della Premier League.
Non so se ci fosse una scommessa simile al tempo, ma se aveste puntato sul fatto che a 28 anni sarebbe diventato uno degli uomini preposti ad attivare i pressing triggers del Liverpool di Klopp probabilmente vi avrebbero fissato una quota simile a quella del Leicester campione. Meno probabile che Kim Kardashian venga eletta presidente degli Stati Uniti.
Il momento in cui Lallana ha conquistato definitivamente il cuore di Klopp.
E che dire della carriera di Kevin Gameiro? Esploso nel Lorient come uno degli attaccanti francesi più promettenti della sua generazione, è stato uno dei primi deludenti acquisti del PSG qatariota. La sua sembrava la parabola anti-hype per eccellenza. Arrivato a Siviglia nell’estate del 2013, si è infortunato nella prima sessione d’allenamento in assoluto con la sua nuova squadra. Sempre dietro a qualcuno nelle gerarchie di Emery, sempre non all’altezza di chi aveva prima di lui: prima Bacca, poi Immobile e Llorente, almeno nella programmazione della società.
Oggi, a 29 anni, è uno degli attaccanti più prolifici del campionato spagnolo. 16 gol in Liga, 7 in Europa League, 3 in Coppa del Re, uno in Champions League, uno in Supercoppa Europea: fanno 28 in totale. Ma non è solo la finalizzazione sotto porta a rendere Gameiro speciale. È la capacità fuori dal comune di muoversi senza il pallone, di prendere in controtempo i difensori avversari, di creare spazio alle proprie spalle per i compagni a renderlo insostituibile.
L’ultimo gol di Gameiro in Europa League è un manifesto.
Perché sia Gameiro che Lallana non sono giocatori appariscenti, raramente segnano gol spettacolari o realizzano dribbling barocchi. Sono maestri di qualità impercettibili, invisibili a YouTube, non misurabili attraverso statistica. È quella capacità di aspettare il momento giusto, di sapersi migliorare, di adattarsi al contesto di cui nessuno parla finché non ti fa arrivare in finale di Europa League.