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Comprendere Renato Sanches

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Districarsi nel negozio di cristalli che è l’hype per Renato Sanches è complicatissimo. Vi faccio un elenco delle cose raggiunte da Renato Sanches alla tenera età di 18 anni:

– Paragone con Eusebio;

– Contratto con il Benfica fino al 2021 con clausola rescissoria tra i 45 e gli 80 milioni di euro;

– Titolarità in Champions League;

– Accostamento al Manchester United;

– Definizione di miglior giocatore europeo del ’97 da parte di Pep Guardiola;

– Abbraccio dell’invasore di campo all’esordio in Nazionale maggiore con Cristiano Ronaldo in campo.


Ronaldo chi?

Forse adesso avrete capito la delicatezza della mia posizione: potrei fare una descrizione elogiativa finendo nella carovana dei fanatici; oppure potrei sottolineare i difetti entrando a far parte della schiera degli hater (sì, Renato Sanches ha già degli hater) magari mettendo in luce la sua relazione con Jorge Mendes, con tutto quello che ne deriva. E potrei anche ricorrere a queste categorie estreme e assolutizzanti se non fosse che io, Renato Sanches, non l’ho capito appieno.

Renato Sanches è un giocatore portoghese di origini capoverdiane (la nonna materna, di Capo Verde, lo chiamava Bulo, parola che metaforicamente non sono riuscito a tradurre) con un corpo da lottatore di capoeira: è minuto, ma ha le spalle larghe, con le gambe tozze e il baricentro bassissimo.

Una conformazione fisica da freak che canonicamente si applicherebbe benissimo a un esterno alto, il ruolo che più di tutti ricalca la tradizione calcistica di Capo Verde. Le gambe corte e potenti gli permettono di essere velocissimo con la palla tra i piedi: ha un’accelerazione incredibile sui primi passi, a cui aggiunge un grande dribbling in corsa e un tiro dalla distanza ai limiti del brutale: non a caso da piccolo giocava in attacco.


Sì, brutale.

Il fatto è che Renato Sanches non è un esterno alto, ma un mediano, al massimo una mezzala. E quindi più che dribblare e tirare, la maggior parte del tempo la passa a farsi dare la palla dai difensori, a gestire la pressione spalle alla porta, a trovare compagni tra le linee di difesa e centrocampo, a dare equilibrio in fase di non possesso, ad accorciare sugli avversari.


E non lo fa malissimo, ecco.

E potrei quindi usare la retorica della natura ingabbiata in un ruolo non suo, se non fosse che è proprio il modo in cui Renato Sanches combina le sue caratteristiche tecnico-fisiche alle mansioni tattiche a renderlo inclassificabile, e quindi affascinante. Insomma, dove si è mai vista una mezzala paragonata a Eusebio?


Qui.

Renato Sanches è un prestigio di cui non conosciamo ancora il segreto: ha il coraggio adolescenziale di regalare bellezza nelle zone di campo dove la saggezza consiglierebbe di ridurre al minimo i rischi. E questo è anche il motivo per cui non ci sono vie di mezzo nella sua valutazione: si può amare la liberazione dall’utilitarismo delle scelte semplici, oppure odiare gli inevitabili errori che ne derivano.

Renato Sanches a volte sbaglia appoggi semplici o, al contrario, forza le giocate (tra i giocatori del Benfica, in Champions League, è solo undicesimo per accuratezza dei passaggi: 79%) ed è piuttosto pigro in fase di non possesso (la sua corsa senza il pallone è sempre diretta a ottenere il possesso, abbassandosi o andando incontro ai compagni, e quasi mai a smarcarsi o ad assorbire gli inserimenti avversari). Il giovane portoghese sembra voler avere sempre una grande influenza sul gioco della propria squadra, avere il possesso per dimostrare al mondo di poter essere decisivo in qualunque momento. Ma con una leggerezza che rende tutto estremamente naturale.


Odi et amo: andarsene a Saúl con la leggerezza del colibrì e poi sbagliare il più semplice dei passaggi.

In un calcio in cui la competizione globale ha livellato tutti i giocatori verso valori standard, l’anomalia fisica e tecnico-tattica di Renato Sanches è una delle poche cose rimaste ancora in grado di stupirci.

Forse siamo come gli spettatori del primo cinematografo dei fratelli Lumière, incantati e/o spaventati da qualcosa che non avevamo mai visto prima. O forse Renato Sanches è semplicemente un giocatore strano, e tale rimarrà. È un bene che ancora non conosciamo la risposta: alla fine ha pur sempre solo 18 anni.


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