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Inter – Napoli

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La prima del Napoli senza Gonzalo Higuaín non ha deluso. La squadra di Maurizio Sarri ha dominato, creato tantissime occasioni e vinto 3-0. Ha segnato il sostituto del “Pipita”, Manolo Gabbiadini, ma non solo. Anche Callejón e Insigne hanno trovato il gol, quasi a voler dare un segnale: non c’è il più forte di tutti, ma insieme possiamo sostituirlo. Di fronte c’era però l’ultima in classifica, il Verona, ed è facile prevedere che la sfida contro l’Inter a San Siro non sarà altrettanto scontata. Quanto peserà l’assenza di Higuaín?

Spostare gli equilibri

La partita d’andata fu uno degli esempi più illuminanti del dominio che il “Pipita” riesce a esercitare sui difensori, pure sulla coppia che in quel momento era considerata la migliore del campionato, Miranda-Murillo. Gabbiadini non ha ovviamente lo stesso strapotere tecnico e fisico, ma quando è stato chiamato in causa raramente ha sbagliato: nelle ultime 11 partite giocate da titolare ha segnato 8 gol e fornito 3 assist.


Cosa si intende per dominare i difensori.

Anche senza Higuaín il Napoli resta una squadra pericolosissima, soprattutto perché il giocatore chiave del sistema dei partenopei, Marek Hamšík, ha maggiori margini (e anche più spazi) per orientare la manovra. Contro una squadra chiusa come il Verona, i suoi movimenti tra le linee sono stati fondamentali per puntare la difesa in parità numerica e sfruttare così la maggiore qualità degli azzurri, che hanno cercato spesso il cambio di gioco: Callejón è stato il migliore per occasioni create (3) dopo Hamšík (4).

Lo slovacco è stato letteralmente dominante: ha controllato a proprio piacimento la metà campo avversaria, indirizzando più di chiunque altro in campo la partita. Sarri non avrà il giocatore che più di tutti sa cambiare gli equilibri di una gara, ma ne ha in rosa un altro quasi allo stesso livello.

Alzare l’intensità

Pur continuando strategicamente ad adattarsi agli avversari, Roberto Mancini sembra aver trovato un sistema stabile per la sua Inter. Da diverse partite infatti i nerazzurri giocano con un 4-2-3-1/4-4-2 che permette di riunire i giocatori di maggiore qualità. Anche arretrando in pianta stabile Brozović a centrocampista centrale la capacità dell’Inter di controllare la partita non è comunque migliorata granché: il croato non ha le caratteristiche per gestire i tempi della manovra.


Però quando parte palla al piede è difficile da fermare.

I nerazzurri restano una squadra tatticamente disordinata, ma in grado di mettere in difficoltà chiunque quando alzano il livello d’intensità. In alcune partite assomigliano alla Crazy 88’s, la gang di guardie del corpo che O-Ren Ishii scaglia contro “La Sposa” in Kill Bill. Il pressing è confuso, ma asfissiante, fatto di continue uscite, anche fuori tempo, sul portatore di palla. Il modulo scelto da Mancini di recente crea a centrocampo una serie di duelli individuali con il 4-3-3 del Napoli perfettamente in linea con questa filosofia: ogni nerazzurro avrà un uomo di riferimento da aggredire una volta entrato in possesso della palla, una strategia utilizzata con successo nella vittoria al San Paolo in Coppa Italia.

Intensità e i colpi di uno dei suoi giocatori offensivi, magari di Ivan Perišić, il più in forma di tutti: sono le carte migliori a disposizione di Mancini per provare a superare l’organizzazione del Napoli.


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