Dopo la sconfitta con la Juventus, la Roma di Spalletti aveva inanellato un filotto di 8 vittorie, interrotto dal pareggio casalingo con l’Inter. Nello stesso periodo di tempo, la Lazio ha vinto solo due volte, peraltro in casa e contro squadre in palese difficoltà come Verona e Atalanta.
Un derby che si rispetti sfugge ai pronostici e i numeri confermano l’equilibrio: nei match casalinghi la Lazio ha raccolto 27 punti, appena uno in più di quelli conquistati dalla Roma fuori casa. Anche il computo dei gol è sostanzialmente in equilibrio: per i biancocelesti 25 reti fatte e 15 subite; per i giallorossi sono 26 i gol messi a segno, 17 quelli incassati. Quest’anno, nei match di Lazio e Roma i gol non sono quasi mai mancati: un solo 0-0 a testa e una media di reti superiore a quella del campionato. Insomma l’Over 2.5 sembra assai probabile.
C’è una curiosa coincidenza nelle occorrenze delle reti: la Lazio ha subito più reti (10) nel primo quarto d’ora delle partite, esattamente il periodo nel quale la Roma ha segnato di più (11). Incredibilmente, esiste anche il controesempio: negli ultimi quindici minuti i biancocelesti hanno segnato di più (16 reti) e i giallorossi hanno subito di più (11 gol).
Un pareggio pirotecnico
Il 3-3 della stagione 1998/99.
Le squadre si schierano in campo entrambe col 4-3-3: Matri guida l’attacco biancoceleste, con Candreva e Anderson ai suoi lati; Džeko si sistema qualche metro più avanti rispetto a Salah e Perotti. Proprio il bosniaco approfitta del deficit di concentrazione della Lazio a inizio partita: viene fuori dalla linea per ricevere palla dal connazionale Pjanić, trascinando così Mauricio fuori posizione; Džeko chiude poi il triangolo con il terzo uomo, Salah, che si è infilato nel varco aperto alle sue spalle.
La Lazio accusa il colpo e incassa il secondo gol dopo poco: con una giocata classica per la Roma spallettiana, Perotti cambia gioco a memoria su Florenzi, che è bravo a servire Salah sulla corsa. L’egiziano fa il vuoto sul lato debole della difesa laziale e batte Marchetti in uscita. La Roma inizia a sedere bassa, in attesa dell’occasione giusta in contropiede. La Lazio cerca il jolly dalla distanza, senza impensierire Szczęsny.
Al settantacinquesimo Pioli inverte il triangolo di centrocampo, inserendo Mauri per Cataldi. Il nuovo entrato sblocca lo zero nella casella del punteggio laziale con un’incornata su azione da calcio d’angolo. La Lazio costringe la Roma a difendersi, il pareggio arriverà a tempo scaduto, con Rüdiger protagonista in negativo: un suo fallo sul connazionale Klose, subentrato a Matri, regalerà a Candreva un’occasione imperdibile dal dischetto.
Riscatto laziale
L’ultima vittoria della Lazio in un derby, forse la più bella di tutte.
Pioli e Spalletti sistemano le loro pedine ancora a specchio, ma stavolta col 4-2-3-1. Il recuperato Milinković-Savić lavora ai lati Keita, mentre Parolo parte da lontano cercando di far perdere le sue tracce a Pjanić. Nainggolan, schierato dietro la punta, non riesce a schermare Biglia in maniera efficace quando l’argentino lancia in profondità: la sponda di Matri premia l’inserimento di Parolo per il gol del 1-0.
La Lazio si arrocca nei pressi della propria area di rigore e la Roma non riesce a creare spazi nella retroguardia avversaria. Patric e Braafheid contengono bene i tagli di El Shaarawy e Salah.
Dopo l’intervallo la Lazio colpisce ancora la Roma a freddo: Candreva calcia una punizione alla Pirlo, la cui traiettoria inganna il colpevole Szczęsny. Il forcing romanista riuscirà a produrre il gol che fissa il risultato finale sul 2-1: Džeko, subentrato a El Shaarawy nei minuti di recupero, incorna un cross di Florenzi all’altezza del dischetto del rigore.
Trionfo giallorosso
Quattro gol di Montella e pallonetto di Totti.
Pioli sorprende i pronostici della vigilia e rispolvera la difesa a tre. L’interpretazione degli esterni a tutta fascia è troppo conservativa e lascia i tre centrocampisti in costante inferiorità numerica. La Roma va al riposo in vantaggio di 2 reti: il gol che sblocca la partita è di El Shaarawy, che sfrutta la sovrapposizione di Digne per convergere e calciare di destro sul secondo palo; il raddoppio arriva su un’imbucata di Pjanić per Nainggolan, che batte Marchetti in uscita con un tocco di punta in spaccata.
Con due cambi all’intervallo, Pioli risistema la sua squadra col 4-3-3. Le iniziative biancocelesti sono sterili, per merito di una Roma ben organizzata. La Lazio sa essere pericolosa solo sulle palle inattive. La ciliegina sulla torta romanista però la mette Totti, che entrando dalla panchina trasforma il rigore procurato da Florenzi, pochi minuti prima del novantesimo.