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Milan – Inter

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Se vince il Milan

Luiz Adriano è l’uomo copertina del lunedì. Tale è lo stupore che la Gazzetta dello Sport non riesce a trovare un gioco di parole e titola un semplice ma efficace “LUIZ ADRIANO!!”. Con qualche rammarico, finiscono cestinate le suggestive proposte “Niangoool”, “Fiori di Bacca”, “Baloderby”. Sulla colonnina di destra fa capolino la foto del brasiliano sorridente con la sciarpa del Jiangsu Suning, mentre a centro pagina campeggia il ruggito dell’attaccante dopo il secondo gol che ha steso l’Inter.

Gli editoriali parlano di destino, o di fado, nella sua declinazione portoghese. Non è risparmiato il sarcasmo verso la dirigenza rossonera, accusata di “assenza di programmazione” e adesso nell’imbarazzante paradosso di dover celebrare un giocatore spedito in Cina solo due settimane prima. Nella sorpresa generale, a questo coro si unisce anche Mihajlović, che pronuncia un eloquente: «Se non me li vendono, io li faccio giocare» ai microfoni di Sky.

#Repost @acmilan with @repostapp. ・・・ #DerbyMilano is… amazing Il #DerbyMilano è… meraviglioso #weareacmilan #ForzaMilan

Una foto pubblicata da Luiz Adriano (@luizadrianinho) in data:

Nessuna soddisfazione invece, al di là di un ottimo punteggio al fantacalcio, per Jack Bonaventura, autore dei due assist per i due gol di Luiz Adriano. Dopo settanta minuti in cui ha portato D’Ambrosio in giro per il campo, costringendo Mancini al gesto estremo, prelevare Santon dalla naftalina, Bonaventura è costretto a uscire per una contrattura muscolare. Il giorno successivo si ricorda della sua prestazione solamente Antonio Conte, che ha trascorso l’intera partita a disegnare cuoricini sulla distinta accanto al suo nome.

Se finisce pari

I derby tra Inter e Milan ci hanno abituato a partite bruttissime, ma forse così è troppo. Tra i dibattiti del post-partita, salta fuori anche la proposta: ha ancora senso che Milan – Inter si giochi di notte? Il primo a farne menzione è un nostalgico Ivan Zazzaroni a La Domenica Sportiva, poi il concetto sarà rielaborato sulle pagine dei quotidiani del lunedì: a chi giova commercializzare un prodotto della stessa qualità di uno scontro salvezza? Qual è il limite dopo il quale si può iniziare a parlare di “cattiva pubblicità”?

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Il tabellino recita 0-0, risultato che allontana l’Inter dal terzo posto e il Milan da un piazzamento europeo, ma soprattutto i tifosi di entrambe le squadre dallo stadio. La luce del sole appare l’ultima possibilità di restituire fascino a una sfida che ne ha perso completamente. Questo pareggio darà inizio a un’immensa operazione revival degli anni ’70: il primo derby dell’anno successivo sarà giocato alle 15, e le maglie celebrative dei tempi di Mazzola e Rivera indossate da entrambe le squadre registreranno record di vendite in tutti i continenti.

Se vince l’Inter

Mancini sorprende tutti schierando la difesa a tre: Medel viene arretrato tra Miranda e Murillo, Brozović e Kondogbia giocano in mediana. In panchina figurano sei terzini, ed è la prima volta nella storia del calcio. L’Inter gioca i primi quindici minuti a un’intensità mai vista finora, con le linee strette, grande attenzione alle linee di passaggio e interpretazione elastica del modulo. Ljajić, schierato trequartista, si allarga per aggredire Antonelli, consentendo a Biabiany di abbassarsi terzino e all’Inter di disporsi in uno strano 4-4-2.

L’Inter recupera tantissimi palloni, ma non riesce a gestirli, così l’unica occasione da gol del primo quarto d’ora risulta essere del Milan: un calcio di punizione calciato benissimo da Honda e deviato da Handanovič. Esattamente come nella gara di andata, l’Inter ha la meglio quando si abbassano i ritmi della partita. Un’incomprensione tra Kucka e Montolivo regala il pallone a Jovetić, che serve Ljajić, lanciatosi alle spalle di Abate. Il gol del serbo sarà l’unico della partita e firmerà il decimo 1-0 della stagione dell’Inter.

Mancini nel post-partita è costretto a citarsi: «1-0 risultato perfetto. C’è una squadra che chiacchiera, e una squadra che vince». Improvvisamente però il tecnico cambia espressione, per dire che non si può sempre vincere, che la coperta è corta, che purtroppo nel mercato attuale bisogna fare di necessità virtù, che sa benissimo quanto sia difficile oggi fare il dirigente sportivo, con un occhio al bilancio, un occhio ai contratti, un occhio alle richieste degli agenti… Sarà interrotto solo dall’intervento di Fabio Caressa, spazientito: «Insomma, Roberto, vuoi nuovi giocatori?». «Certo!».


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