Il 14 maggio 2000, al momento del fischio finale di Perugia – Juventus, la Lazio è campione d’Italia per la seconda volta nella sua storia. Di quella rosa in 13 hanno poi intrapreso la carriera di allenatore, dai più affermati e vincenti (Diego Pablo Simeone e Roberto Mancini) a chi ha avuto esperienze più marginali da assistente (Dejan Stanković, ad esempio, vice di Andrea Stramaccioni all’Udinese) o nei settori giovanili.
Anche Simone Inzaghi, fino a poche settimane fa, rientrava in quest’ultima categoria. Dopo la sconfitta nel derby, però, e la promozione sulla panchina maggiore decisa da Claudio Lotito, Inzaghi ha esordito in Serie A dopo quasi 6 anni nel settore giovanile della Lazio.
Il bilancio è fin qui contraddittorio: alle due vittorie convincenti contro Palermo ed Empoli sono seguite la netta sconfitta contro la Juventus e quella più rocambolesca contro la Sampdoria.
Incroci
Nell’estate del 1999 Inzaghi e Mancini erano ai punti opposti della parabola di un calciatore: il primo era uno degli attaccanti italiani più promettenti, forte dei 15 gol segnati nel campionato 1998/99, il secondo era a fine carriera. Fu proprio Mancini a consigliare al presidente Cragnotti di acquistare Inzaghi e per Simone fu la svolta: con la Lazio ha vinto infatti tutti i titoli nazionali e una Supercoppa europea.
Breve riassunto della carriera da giocatore di Inzaghi alla Lazio.
Difficile che il prossimo incrocio tra i due possa essere così significativo per Inzaghi: l’allenatore biancoceleste è all’inizio del proprio percorso nel calcio professionistico e la partita contro l’Inter non ha grandi obiettivi, se non quello di accrescere il bagaglio d’esperienza.
Punti di contatto
Si sfidano due squadre per certi versi simili: a volte imprecise nel pressing, in difficoltà nel risalire il campo palla a terra, ma in grado di giocare fasi di grande intensità per schiacciare l’avversario. L’Inter ha maggiore qualità: la produzione offensiva è molto simile, ma alla Lazio manca un cecchino come Mauro Icardi; i biancocelesti subiscono meno, ma non hanno un portiere del livello di Samir Handanovič.
La Lazio è tatticamente più ordinata e pur con poco tempo a disposizione, Inzaghi ha provato a lavorare sui difetti della sua squadra. I biancocelesti giocano in maniera più paziente, con una circolazione bassa più ragionata, e iniziano il pressing qualche metro più indietro, cercando innanzitutto di tenere vicini i reparti e di togliere qualche metro alle spalle dei propri difensori. Mancini, invece, all’identità tattica ha preferito l’adattamento all’avversario di turno, con frequenti rotazioni e cambi di sistema. Una scelta che lega le fortune della squadra alle qualità individuali dei propri giocatori: contro la Lazio l’Inter parte avvantaggiata da questo punto di vista, ma deve ricordarsi la lezione della gara d’andata.
Un girone fa.
Un girone fa l’Inter capolista venne sorprendentemente sconfitta a S. Siro da una Lazio in crisi di risultati. Col senno di poi, un’anticipazione di quanto si sarebbe visto di lì a poco, con i nerazzurri via via più lontani dal sogno scudetto fino a scendere al quinto posto. Ripetere quel risultato magari non significherà per la Lazio l’inizio di una rimonta per il sesto posto che vale la possibile qualificazione in Europa League, ma aiuterebbe a convincere Lotito a confermare Inzaghi anche per la prossima stagione.